Giulio Reiner, storia di un "Asso".

Giulio Reiner durante i collaudi del Re.2000 Catapultabile.
Giulio Reiner, è uno di quei personaggi che, su chi come me si occupa di Storia aeronautica, ha sempre suscitato un fascino particolare. Forse perchè con la passione per il volo e soprattutto per gli aeroplani c'è proprio nato, uno di noi insomma, che abbiamo fatto del "volo" una vera e propria scelta di vita più che un lavoro o una semplice passione. Nato a Como nel 1915 già prima del diploma era in possesso del brevetto di pilota privato. Per il servizio militare entro come A.U.C. nella Regia Aeronautica, nel 1935, a fine corso nominato sottotenente di complemento, venne assegnato agli idrovolanti S.55 della 199ª Squadriglia Bombardamento Marittimo. Questa per il sottotenente Reiner fu un esperienza importante, e soprattutto formativa, gli donò quella tipica abilità di pilotaggio precisa e sicura di un pilota di idrovolanti: un approccio "eclettico" di chi deve saper domare sia l'aria che l'acqua. Il passo successivo era obbligatorio e quasi istintivo per Reiner, cioè diventare ufficiale di carriera, nel '36 frequentò il corso "Rex" dell' Accademia Aeronautica , classificandosi 9° su 303 allievi, nel 1939 acqusì il grado di sottotenente in S.P.E. ed assegnato ai FIAT Cr.32 della 73ª Squadriglia del 9° Gruppo del 4°Stormo C.T. di Gorizia.

Velivolo del Col. Gradinetti comandante del 4° Stormo C.T.
Artista: © Zbynek Valka - Elaborazione: AeroStoria
Il 4° Stormo Caccia Terrestre era un vero e proprio "Nido di Assi": i piloti appartenuti a questo glorioso reparto si distinsero in tutte le guerre cui parteciparono. durante la  Prima Guerra mondiale,  le loro squadriglie, che allora erano parte del X Gruppo del I Stormo, furono quelle in cui si fecero onore il grande Folco Ruffo di Calabria, e l' Asso degli Assi Francesco Baracca da cui lo stormo adottò il simbolo del "Cavallino Rampante", (bianco su fondo nero sormontato dalla corona ducale in onore del Duca Amedeo d'Aosta capo carismatico e comandante dello stormo dal 1933 al 1934) distintivo che lo contraddistingue fino ai giorni nostri. Nel 1931 da Campoformido il "Quarto" venne stanziato a Gorizia, furono impiegati in A.O.I e nella Guerra civile spagnola dove ricevettero il battesimo del fuoco: Il 12 ottobre 1937 la 32ª Squadriglia caccia insieme alla 31ª Squadriglia si imbatterono in uno scontro a Fuentes de Ebro, durante l' azione venne ferito l' Asso Ernesto Botto (comandante della 32ª) il quale, colpito gravemente da un proiettile ad una gamba, riuscì ugualmente a rientrare alla base. Purtroppo l'arto destro gli venne amputato e venne ricoverato a lungo all'ospedale di Saragozza. la gamba venne sostituita con un arto artificiale, da allora gli venne dato amichevolmente il soprannome "Gamba di Ferro" ed in suo onore tutti gli aerei del suo reparto furono decorati con il simbolo di una gamba di ferro, divenendo il simbolo "ufficioso" del gruppo.
Ernesto "Gamba di Ferro" Botto non lasciò mai il servizio operativo, divenne comandante della 73ª Squadriglia e dopo lui il 30 ottobre del 1939 l'ormai tenente Reiner ne ereditò il comando.
L'unità venne equipaggiata con gli ottimi Fiat Cr.42 quando il 10 giugno del 1940 l'Italia entrò in guerra, di conseguenza il reparto operò da Gorizia per la difesa di Trieste e Monfalcone, ma il 20 giugno ricevette l'ordine di trasferimento a Mirafiori (To) per partecipare alle azioni contro la Francia. Reiner e i suoi, in questo periodo non parteciparono ad azioni particolari, giacchè la maggior parte delle azioni erano svolte dalla Luftwaffe. La Francia ormai si era arresa alla forza dirompente della Germania nazista (vedi AeroStoria - La Luftwaffe sulla Francia. Il Fall gelb) - quindi il 9°Gruppo venne trasferito sotto il comando della 2ª Squadra Aerea in Sicilia, e stanziato all' aeroporto "Vincenzo Maiocco" di Comiso, per dare manforte ai reparti da bombardamento che operavano contro la "roccaforte" Malta. I caccia Fiat Cr.42 "Falco" di cui disponevano, erano decisamente obsoleti, ciononostante furono efficaci contro gli Hurricane inglesi, i piloti da caccia che scortavano i bombardieri italiani, seppero ingaggiare battaglie "impari" e furibonde sui cieli del Mediterraneo, basti pensare che i caccia del 9° Gruppo erano vecchi biplani. Ma l'esperienza siciliana del tenete Reiner durò appena un mese, infatti il 12 luglio del 1940 l'intero gruppo venne trasferito nuovamente in Libia . Il motivo di questi continui spostamenti, era principalmente dovuto al fatto, che nei teatri ove erano impegnati sia la Regia Aeronautica, che il RegioEsercito, non fu semplice contrastare le forze Alleate, le perdite erano cospicue, questo si tradusse in un continuo dislocamento dei gruppi, e per sopperire a tali perdite, c'era bisogno di continui rimpiazzi. Un destino che toccò a parecchi reparti e non solo agli uomini del "Quarto". Da Comiso, infatti, con poco più di una trentina di Cr-42, il 9° gruppo C.T. al comando del maggiore Botto giunse a Tripoli, li si unirono al 10° Gruppo C.T. (già operativo in zona da qualche mese); il 10 Gruppo C.T. comprendeva le squadriglie 91ª, 85ª ,84ª  con un esiguo numero di Cr.42 i due gruppi 9° e 10° assieme alle rispettive squadriglie, formarono il 4° Stormo con base definitiva a El Adem. 
La squadriglia degli assi.
Il Cavallino Rampante
Simbolo di Baracca 
era l'emblema del 
Rgt. Piemonte Reale 
di Cavalleria
Il X Gruppo C.T. è stato sin dai tempi della sua costituzione nella primavera del 1917, un' unità di eccellenza e di eccezione, rispetto agli altri reparti dell' Aeronautica nazionale: i gruppi di volo non possono essere intitolati ad aviatori né altresì a personaggi importanti della storia della Forza Armata, (un'usanza che è rimasta sino ai giorni nostri) questa era una prerogativa che spettava soltanto ed esclusivamente agli Stormi. L'eccezionalità stava nel fatto che la 91ª  Squadriglia di Francesco Baracca (vedi Aerostoria -"Il cavallino Rampante", Francesco Baracca Asso d'Italia) era parte integrante del Gruppo, e sin da tempi immemorabili al Gruppo, spettò il diritto e il dovere, di fregiarsi del simbolo del "Cavallino Rampante" e di essere intitolato all'asso degli assi. Dai Balcani all'Africa, in tutti i teatri operativi dove furono impiegati, i Piloti del "10°" seppero essere conservatori di una tradizione di eccellenza e fedeltà alla Patria. Eroi che sono stati guida ed esempio per le generazioni di piloti future. I due gruppi volo finalmente furono riuniti in Africa settentrionale sotto il cavallino rampante del 4°Stormo, scrivendo pagine memorabili proprio in questa fase delicatissima del conflitto, che nonostante l'escalation delle forze inglesi, grazie all'appoggio degli Stati Uniti che ufficialmente entrarono in guerra, gli uomini del IX e del X, vennero classificati dagli Alleati stessi, come una vera e propria forza d'élite, temuta e rispettata nonostante la loro manifesta superiorità.

Ed in questo gruppo d'élite dove gli Assi diventavano leggenda, e i giovani piloti erano destinati a diventare Assi, che il Tenente Reiner ebbe il suo battesimo del fuoco, durante una missione di ricognizione armata di routine nella zona di Tobruq. Quella sera del 12 ottobre del 1940 era gregario del comandante del IX gruppo il mitico "Gamba di Ferro" Maggiore Ernesto Botto, i loro Cr.42 avevano finito il giro di ricognizione quando giunti vicino alla loro base di El Adem, si accorgono di tre Bristol Blenheim che si avvicinavano all'aeroporto, preparandosi al bombardamento.
Bristol Blenheim.  (Archivio AeroStoria)
Sarebbe stato disastroso perdere quell'aeroporto e non potevano assolutamente permetterlo, i due piloti si accordarono per attaccare subito lanciandosi in picchiata noncuranti della micidiale torretta difensiva dei Blenheim, l'azione ebbe successo, i bombardieri non riuscirono a sganciare le bombe, ed attuarono una manovra evasiva scappando verso il mare. Botto e Reiner partirono all' inseguimento cercando di schivare il fuoco delle raffiche da 7,7 millimetri che ripetutamente colpivano le cellule dei loro velivoli, Botto tallonava uno dei tre bombardieri che dopo una raffica breve e decisa del suo Falco, finalmente cadde in mare, adesso erano in due contro due, ma nell'incalzare concitato della battaglia aerea di quella sera che divenne notte, i due italiani si erano persi di vista, la lotta tornò impari, Reiner stava lottando da solo contro due Blenheim che ripiegarono verso la terra, probabilmente sperando che la contraerea potesse venire in loro aiuto, Reiner veniva colpito ripetutamente dalla torretta dorsale, ciononostante assestò una raffica micidiale in direzione del capo formazione, beccato! Il bombardiere leggero perse il controllo, per poi precipitare nella zona di El Hagar in Egitto.
Una rarissima immagine di Ernesto Botto ai comandi del suo Cr.42 "Falco"
Immagine di www.finn.it
La lotta non era finita, Reiner attaccò l'altro Blenheim che colpito ripetutamente dalle due Breda del suo Cr.42, cadde in fiamme. Il tenente riuscì in una missione di routine ad abbattere due nemici, la sorte purtroppo gli voltò le spalle, il "Falco" incominciava a risentire dei colpi subiti, ed era ingovernabile, ad aggravare la situazione, la scarsa disponibilità di carburante, che lo costrinse assolutamente ad atterrare, fece una manovra di avvicinamento diminuendo la quota per tentare un atterraggio di fortuna a visibilità zero, ormai era notte fonda, la manovra di atterraggio riuscì perfettamente, il giovane pilota ne uscì indenne. Fortunatamente era atterrato nella zona di Bug Bug ancora in mano agli italiani, ma venne catturato da un plotone di "Ascari" (truppe indigene del Regio Esercito), che inizialmente credevano fosse un pilota britannico. Chiarito l'equivoco, la notte stessa ritornò ad El Adem, il giorno dopo con un gruppo di ricerca andò a recuperare il suo aeroplano.
Questo fu solo un capitolo della storia di Reiner e del 4°Stormo, altre azioni si susseguirono nei giorni seguenti, gli uomini del furono impegnati in qualsiasi tipo di missione, dalla scorta agli SM.79 fino ad azioni di interdizione e di supporto contro mezzi di terra. Furono la punta di diamante della difesa aerea e una incisiva forza di attacco contro le truppe alleate, pagando un notevole tributo di vite sia tra gli specialisti che tra gli stessi piloti, che ormai travolti dall'avanzata inglese, dovettero ritirarsi verso Derna ed abbandonare l'aeroporto di El Adem.

Il ritorno a Gorizia e la Jugoslavia.

  
Da sinistra Aldo Gon e Giulio Reiner, davanti un Macchi 200
Gorizia 1941. Foto di: www.asso4stormo.it

Il 20 dicembre del 1940, Reiner e l'intero 9° Gruppo, lasciarono la Libia per ritornare alla loro base di origine, Gorizia. I loro Cr.42 sopravvissuti, furono ceduti al 23°Gruppo del 3°Stormo, che doveva di li a poco sostituirli in Africa settentrionale. Un' eredità che il 23° Gruppo C.T. seppe raccogliere con coraggio ed onore. Il motivo di questo ritorno era semplice, i gruppi volo alla fine di ogni ciclo di missione (6 o 10 mesi) dovevano iniziare l'addestramento per la conversione al Macchi M.C.200 "Saetta", Una macchina decisamente diversa rispetto ai FIAT Cr.32 e Cr.42, nata dall'ingegno del grande Mario Castoldi. La differenza tra la vecchia "cavalcatura" e la nuova del 4° Stormo, non era soltanto costruttiva o stilistica, era un vero e proprio balzo generazionale di proporzioni enormi: il "Saetta" era un monoplano anziché un biplano, dotato di ala bassa e costruito completamente in metallo. Questa configurazione aerodinamica gli conferiva agilità e stabilità sia in picchiata che in salita ad alta velocità, un vero e proprio "Dogfighter"  capace di duellare contro i migliori caccia Alleati ed uscirne vincitore. Il progetto del velivolo è stato studiato dopo l'esperienza in Spagna durante la guerra civile, il parere dei piloti era unanime sulla possibilità di avere mezzi più veloci e moderni.
Macchi M.C.200 "Saetta" - www,aviastar.org
Questa richiesta venne percepita dalla Regia Aeronautica, la quale, a tale scopo, emanò una specifica il 10 febbraio del 1936, e il Saetta fu la risposta. Era costruito attorno ad un Radiale FIAT A.74 R.C.38 con 14 cilindri a doppia stella raffreddato ad aria da 870Cv. Un motore abbastanza affidabile e di facile manutenzione, l'armamento era affidato a due Breda-SAFAT cal. 12,7mm montate sopra la capotta del motore e sincronizzate. Nel Febbraio del 1941 il gruppo terminò la conversione operativa sui Saetta, il mese successivo venne dislocato sulle alture di Pola, per una breve ma difficile campagna nei Balcani. Anche in questo Teatro il Ten.(P) Giulio Reiner  partecipò a molte azioni contro la ben equipaggiata Aeronautica jugoslava, dotata di Hurricane. La Regia Aeronautica svolse incursioni sulla Dalmazia, Bosnia, l'Erzegovina e il Montenegro, gli uomini del erano impiegati come caccia di scorta e ricognizione armata: nel tardo pomeriggio del 10 aprile del 1941 un gruppo di caccia M.C.200 del 9°Gruppo, in una missione di ricognizione, si accorsero di una squadriglia di idrovolanti nemici che si preparavano a decollare dalla stazione aeromarittima di Zlosella (ora Pirovac), Giulio Reiner gregario del capo formazione Capitano Ezio Viglione, iniziò una picchiata mitragliandoli ripetutamente, Reiner riuscì a distruggerne tre mentre gli altri piloti della formazione ne danneggiarono altri due. Noncuranti della contraerea nemica, Reiner e gli altri piloti tra cui Ten. Annoni e il Serg. Biagini della 96ª Squadriglia, e il Mar. Novelli della 97ª  cominciarono continui passaggi sul deposito di combustibile della stazione distruggendolo. Il giorno successivo un altro attacco coinvolse Reiner che prima di essere colpito dalla contraerea riuscì ad abbattere ulteriori tre idrovolanti, nonostante i colpi, le prodigiose qualità di buon incassatore del "Saetta", non tradirono le aspettative, riuscendo a riportarlo a Brindisi sano e salvo. Le operazioni contro la Jugoslavia si conclusero il 17 aprile 1941 l'invasione si concluse con la vittoria delle forze dell'Asse, il 20 dello stesso mese gli uomini del 9°Gruppo ritornarono a Gorizia.

Il Centro Sperimentale Volo di Guidonia.

Reiner era ormai entrato a far parte di quel gruppo di piloti considerati come l'èlite dell'Aeronautica nazionale. Le sue indubbie doti di abile aviatore furono notate dallo Stato Maggiore dell Aeronautica, il quale il 3 giugno del 1941 lo scelse per un incarico importantissimo, effettuare i test del nuovissimo caccia della Reggiane, il Re.2001GV (Galimberti-Vaccari), venne assegnato al 1°Reparto Volo del Centro Sperimentale di Guidonia, in sostituzione del collaudatore Ten. Aldo Galimberti, scomparso durante un brutto incidente con un Cr.42. Il Re.2001GV era una versione particolare del classico Re.2001 noto col nome ufficioso "Falco II" che montava un micidiale V12 Alfa Romeo RA 1000 RC 41 un motore capace di sviluppare 1.175 cv al decollo e di 1.050 CV a 2.400 giri al minuto alla quota di 4.100 metri. Il modello "GV" aveva le iniziali dei due tenenti Aldo Galimberti e Riccardo Vaccari che furono i primi sperimentatori della possibilità di usare i caccia per missioni anti nave di precisione. Il velivolo era modificato con un attacco ventrale per poter trasportare una speciale bomba modello PD 630 (perforante - dirompente da 630Kg), i test furono effettuati a Furbara nella primavera del 1942, Reiner concluse le fasi finali del progetto eseguendo voli continui per testare la manovrabilità del velivolo soprattutto nella fase di picchiata e rilascio dell'ordigno.
Reggiane Re.2001 GV pilotato dal Ten. Galimberti. - AeroStoria
I test furono superati tutti brillantemente, Reiner però, terminate le prove, avrebbe voluto raggiungere il 4° Stormo (che nel frattempo, venne richiamato in Africa settentrionale), per combattere al fianco dei suoi amici e camerati, purtroppo, le notizie che arrivavano da quel teatro operativo non erano buone: la controffensiva Alleata, iniziava a sgretolare le truppe italiane che, a loro volta, perdevano le loro posizioni in una ritirata disordinata. Ma gli venne negato il permesso, il Gen. Bernasconi, comandante della 5ª Squadra Aerea che operava in Africa settentrionale, rifiutò la sua richiesta di trasferimento, la sua esperienza sarebbe servita per l'Aviazione Navale della Regia Marina che stava sviluppando un caccia catapultabile. Si trattava di un Reggiane Re.2000 che era stato modificato per essere lanciato da una catapulta installata su di una corazzata classe Vittorio Veneto.
Re.2000 III - www.finn.it
Il Re.2000 era precisamente denominato "Serie III" aveva uno speciale attacco per essere agganciato dalla normale catapulta utilizzata dalla Regia Marina per lanciare gli idrovolanti. In generale nelle grandi navi da battaglia italiane, venivano impiegati gli idrovolanti, che solitamente poi, venivano recuperati mediante uno speciale argano e riportati a bordo, questa risultava spesso una manovra difficilissima soprattutto con mare agitato ed anche molto dispendiosa. Vista  la possibilità di disporre di basi sul Mediterraneo, la Regia Marina, ritenne più economico fare atterrare i velivoli nelle basi costiere una volta catapultati, con il vantaggio di poter utilizzare aeroplani con prestazioni superiori rispetto agli idrovolanti. Allo scopo vennero utilizzati otto velivoli ex Regia Aeronautica per iniziare i collaudi, Reiner affettuò il primo lancio il 9 maggio del 1942 dalla Regia Nave Miraglia a largo della costa di Taranto, così riportò un articolo pubblicato nel maggio del 1942 subito dopo il primo lancio del Re.2000:
[...] "Il velivolo venne sparato dalla catapulta e scomparve alla vista dei presenti per riapparire solo dopo attimi di trepidante attesa. Si alzò poi rapidamente in cielo, compiendo acrobazie che entusiasmarono marinai ed ufficiali. Ai comandi c'era il tenente Giulio Reiner, uno dei piloti più esperti del 4° Stormo". [...]
[...] "Un esemplare del caccia era stato appositamente approntato a Reggio Emilia e portato a Grottaglie," racconta Reiner. "Nell'autunno 1941 erano iniziate le prove di lancio a Taranto, impiegando un cassone tronco-cilindrico che aveva lo stesso diametro della fusoliera e al quale erano stati applicati dei piani di coda posticci.
II carrello di lancio risultava molto complesso e la sua messa a punto fu laboriosa perché doveva trattenere l'aereo con il motore al massimo dei giri, liberare gli aggrappamenti un attimo prima della fine della corsa e abbassare i ganci al di sotto dei piani di coda per evitare che venissero tagliati. "
"Il 9 maggio," ricorda ancora il collaudatore,
" vennero stabilite le condizioni di lancio:
velocità di distacco, 48 metri al secondo, ottenuti sommando i 32,5 m/sec della catapulta con 15,5 m/sec di vento relativo.
I tecnici mi dissero che la fiondata avrebbe comportato un'accelerazione a 3,5 g e chiesi loro se l'aereo l'avrebbe sopportata (non era infatti previsto un valore superiore a 3 g).
Andò tutto bene, anche se ricordo che rimasi praticamente accecato da uno schizzo di grasso sugli occhiali, proprio nel momento più critico, quando dovetti spingere la cloche per incrementare la velocità.
All'uscita dalla catapulta, infatti, l'aereo era al limite dello stallo".
Le prove furono soddisfacenti ma solo le tre navi della classe Littorio ebbero in dotazione, e per un breve periodo, uno o due esemplari ciascuna di Re 2000.


 Tratto da Volare di febbraio 1992 (Editoriale Domus www.edidomus.it).

Il 4° Francesco Baracca e l'Aeronautica Cobelligerante. 

Ormai Giulio Reiner era una celebrità, uno di quegli eroi "utili" alla propaganda, che cercava di regalarli ad un popolo stanco e provato da una guerra che forse, si credeva facile, o addirittura breve, per infondere in loro, un coraggio che ormai serviva soltanto per riuscire a sopravvivere, e non certo per combattere. Infatti, l'ufficiale, alla prima occasione fuggì in prima linea, credeva che il suo posto fosse li, assieme ai suoi fratelli d'armi, che cercavano di contrastare l'avanzata Alleata. Con l'aiuto del Maggiore Ernesto Botto, vecchio compagno d'armi, diventato segretario del comandante in capo della Regia Aeronautica il Generale Rino Corso Fugier, riuscì ad imboscarsi su di un S.81 postale diretto a Derna in Libia. Il 16 luglio del 1943 si ricongiunse con i compagni d'armi del 4° Stormo a Fuka. Il reparto aveva ricevuto i Macchi M.C.202 "Folgore" un velivolo sviluppato dal precedente "Saetta" ma con un motore più potente, un Daimler-Benz DB601, considerato tra i migliori caccia che avesse mai volato con l'Asse. Anche coloro i quali ebbero la sfortunata occasione di incontrarlo, sui cieli del nord Africa, dissero che era superiore al Bf-109 della Luftwaffe, e lo avrebbe addirittura surclassato se fosse stato equipaggiato con armi più potenti, infatti l'unico tallone d'Achille erano le classiche 2 mitragliatrici da 12,7mm più altre due da 7,7mm, decisamente insufficienti per gli standard del tempo, ma se ben pilotato era un osso duro.
Macchi M.C.202.
Reiner, purtroppo non potè partecipare ad alcuna azione, nel frattempo il Generale Bernasconi lo deferì alla corte marziale per diserzione. Il problema si risolse grazie all'aiuto di "Gamba di Ferro", il vecchio comandante, dovette faticare parecchio prima che l'alto ufficiale ritirasse la sua denuncia. Il 14 agosto del 1943 il Tenente Pilota Giulio Reiner, venne reintegrato in servizio con decorrenza immediata. Una settimana dopo (giusto il tempo di preparare il suo Macchi 202 73-3 MM7823) il falco innalzò le ali per una missione, stavolta, ancora più difficile del solito: venne nominato infatti, comandante della 73ª Squadriglia, era l'ufficiale più anziano e dovette prendere il posto del Capitano Luigi Mariotti ferito dopo un bombardamento su Fuka. Le operazioni contro l'avanzata Alleata presero il via Reiner, parteciò a tutte le missioni del 4° Stormo alcune furono vere e proprie imprese epiche come quella del 19 agosto del 1942 su El Alamein, dove riuscì ad abbattere uno Spitfire che cercava di assalire un suo gregario, danneggiandone altri due, in soli sei mesi Reiner riuscì ad abbattere un totale di sette aerei di cui quattro Spitfire, un P-40, un Boston e un Wellington.
Il Macchi M.C. 202 "Folgore" MM7823/73-3 di Giulio Reiner in nord Africa.
Oggi l'aereo è esposto al Museo Storico dell'Aeronautica Militare di
Vigna di Valle (Rm).
L'8 settembre 1943, gettò nella confusione sia i militari che i civili, l'Italia si era arresa? Oppure era un piano di alcuni traditori di Mussolini? Si doveva esser felici oppure si doveva combattere ancora? I nemici erano adesso alleati o peggio i nemici stavolta erano dentro casa nostra!? Erano gli aghi nella mente di molti italiani che, in questo momento tragico della nostra storia, non avevano risposte. La nazione era divisa: a nord vi erano i Repubblicani fedeli al regime, a sud erano fedeli al Re. La Regia Aeronautica non fu più la stessa: i loro uomini, prima legati da una fratellanza, adesso erano destinati ad uno scontro fratricida inesorabile. A nord venne istituita l'ANR (Aeronautica Nazionale Repubblicana) che operava a difesa del nord soprattutto delle zone industriali, assieme alla Luftwaffe. A sud le clausole dell'armistizio imponevano che ogni aereo della R.A. venisse trasferito sulle basi Alleate, Reiner dovette seguire le stesse sorti che toccarono il 4° Stormo, che al momento della resa si trovava dislocato a Brindisi. A sud, difatti, venne istituita l'Aeronautica Cobelligerante (ICAF Italian Co-Belligerant Air Force) che assieme agli Alleati aveva il compito di cacciare dall'Italia i nazisti che avevano ancora il controllo del nord. Fortunatamente il 4° venne inquadrato nella Balkan Air Force (unità multinazionale che aveva il compito di supportare i partigiani di Tito), questo permise di evitare almeno lo scontro fratricida, e soprattutto lo scontro tra ex appartenenti allo stesso reparto, l'ex comandante dell'ormai Capitano Reiner, il vecchio "Gamba di Legno" era adesso suo nemico, rimasto a nord divenne uno dei comandanti dell'ANR.

La coccarda tricolore introdotta
dall'Aeronautica Cobelligerante

Il Capitano Reiner della Balkan Air Force

Il 4° Stormo, si unì alle forze Alleate il 12 settembre del 1943, equipaggiati con il più moderno e "ritardatario" Macchi M.C.205 "Veltro" , Reiner ritornò in azione stavolta contro le truppe tedesche nei Balcani. Con la B.A.F. ebbe l'opportunità di volare con caccia del calibro dello Spitfire, Airacobra, macchine con le quali aveva duellato sui cieli del Nord Africa e di Malta. Anche in veste di cobelligerante, potè farsi valere, partecipò a moltissime missioni, guadagnandosi la stima dei suoi nuovi alleati e promosso al grado di Maggiore, per i suoi meriti di guerra venne decorato con Medaglia d'argento al valor militare, Medaglia di Bronzo al valor militare, Croce di ferro tedesca di seconda classe, altri encomi e medaglie furono perse durante il periodo caotico dopo l'armistizio. Si congedò dalla vita militare subito dopo la fine delle operazioni sui Balcani, all'attivo aveva 10 vittorie, ma colleghi e fratelli d'armi sostenevano fossero molte di più, la guerra forse lo aveva cambiato, non era più tempo di combattere, ma gli aeroplani non lo abbandonarono assolutamente mai, nella vita civile faceva l'ingegnere, e alternava il lavoro con la vita da Aeroclub, a Como.
Chissà se i giovani sapevano  chi fosse quel signore gentile che bazzicava gli hangar dell'Aero Club di Como, che adorava sorvolare le acque del lago, soprattutto cosa rappresentò per la Nazione e per i suoi commilitoni, un uomo d'altri tempi, "pioniere dell'aeronautica" coraggioso, impavido, esempio per le nuove generazioni di piloti del 4° Stormo, che grazie anche al suo prestigio, possono vantarsi di far parte di un elite di uomini altamente specializzati...Di una "Squadriglia di Assi".

Approfondimenti e  bibliografia.

  • Antonio Duma, Quelli del Cavallino Rampante – Storia del 4º Stormo Caccia Francesco Baracca, ed., Roma, Aeronautica MilitareUfficio Storico, 2007.
  • Giovanni Massimello, Giorgio Apostolo, Italian Aces of World War 2, Osprey Aircraft of the Aces No 34, Osprey Publishing, 25 novembre 2000, ISBN 1-84176-078-1.
  • www.asso4stormo.it (Associazione Gorizia e il 4°Stormo)
  • Ernesto Botto, Gamba di Ferro - Ferdinando Pedriali, Storia Militare n. 96 (IX), Settembre 2001.
  • Stormi d'Italia - Giulio Lazzati, 1975 Mursia.
  •  La Regia Aeronautica - volume I: Dalla non belligeranza all'intervento – Nino Arena, 1981 USSMA.


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Ino Biondo
Scrive per diletto e non per professione, appassionato e cultore di storia aeronautica, dopo aver completato gli studi entra in A.M. come A.U.C. ruolo ingegneri, ha ricoperto incarichi di responsabilità in seno allo Stormo di appartenenza. Lavora presso una nota azienda italiana del settore aeronautico. Cura la parte storica e tecnica di AeroStoria. 





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